03 settembre 2008

storia

zio Agrippina è uno di quelli che ha fatto il militare a Cuneo e appena tornato ha baciato la moglie sulla fronte ed è partito ad aggiustare la barca.

lui lo sapeva cos'era il freddo e non ascoltava le parole della giovane moglie - Pino, continui domani-

Poi fu primavera e fu estate.

Arrivava la sera e persino il sole che di sorgere non si stanca, arrossiva di fronte a tanto inarrestabile fervore.

Era lì da prima che albeggiasse e sebbene le stelle e la famiglia potessero smentirla, si era ormai sparsa la voce che passasse la notte in riva al mare, accanto la sua barca lavorando silente su quei 3 metri e mezzo di legno vecchio.

Arrivava la mattina e la barca era lì, con lui. Sempre uguali come il giorno prima.

Venne settembre poi ottobre e le onde si fecero più lunghe come le notti.

E zio agrippina ancora lì, giorno e notte, ad armeggiare con quella stessa barca. Sempre la stessa, secca e immobile come quando l'aveva lasciata.

Cadevano le foglie altrove, ma questo a lui non interessava.

Poi fu inverno.

Nevicò su quella spiaggia come quella volta di 30 anni prima quando la sua mamma e il suo papà si erano conosciuti. Lei si era affacciata alla finestra per chiudere le persiane. Lui rientrava a casa dopo aver portato la barca al coperto.

Bastò uno sguardo.

Zio agrippina coprì la barca ripetendo inconsapevolmente quel gesto antico e cosmogonico.

poi tornò a casa,

diede un bacio alla moglie e dormì, come di chi non dorme da mesi.

03 agosto 2008

(N)ight club

Prima regola... non parlarne mai,
Seconda regola, idem.

e come d'incanto, per un remoto gioco di madeleine... riappare lei, la città innominabile.

Chiunque ci sia nato e /o vissuto lo sa bene. Ti mancherà, magari già ti manca. ma non ci si torna.

Non ci sono bus che portano all'innominabile. nè treni. nè aerei.

E' l'immaginazione, quella sì va lontano, supera fiumi e frontiere, oceani e deserti e come d'incanto... Pufffff! Rieccoti nella misteriosa, l'inenarrabile, l'eterna, la beffarda, la silenziosa.

Non sai bene se adesso sei tu che ti aggiri per le sue vie, o lei che si insinua tra le tue.

Silente, maliziosa, guardinga. Come sempre, e così per sempre.

Colorata come non mai ricordi primavere insperate tra i suoi prati, serenità mai vissute.

e lei è ancora lì, da sola, circondata da quell'alone di mistero buffo e gentile, tipico di una giovane donna. o di una triste puttana.

L'innominabile passa in rassegna i miei pensieri, li scruta, li analizza, li registra in qualche carpetta speciale.
Poi se ne va come se mai fosse arrivata.

Certa di non poter essere dimenticata

29 luglio 2008

capitolo 3- un continente esagerato

troppa "gentilezza" che a un certo punto ti stufa.

tanti "come stai/how're u doing" e a pochi che importi davvero la risposta.

zero privacy.

troppe spiegazioni di un mondo inesplicabile.

bibite formato "grande".

alimenti "arricchiti" di svariate proteine.

mancanza di trasparenza e completezza nell'informazione.

colori colori colori, pallettes, accessori, telenovele, storie, magie, paure.

violenza, tanta.

gente di serie A
e tutti gli altri.

sangue blu, sangue rosso e sangue corrotto.

un visto per un sogno, per IL sogno.

silicone, bellezza a tutti i costi.

"semplicità" che non è un complimento.

non si può stare bene, ma solo "super bene"...



solo una cosa non si trova in abbondanza... quella cultura internazionale, tanto europea...

- Niente ottiene successo come l'eccesso - Oscar Wilde

14 luglio 2008

esperanza

esperanza, così la chiamano.

non si vede in giro, è timida.
dicono sia davvero bella, chi l'ha vista, chi c'ha passato la notte insieme, chi l'ha portata a fare un giro.

anche se chi la conosce bene dice che è lei che prende l'iniziativa, non tu..

esperanza non ha età. ma è bella come allora.

di tanto in tanto lancia uno sguardo ammaliatore, provocante.
nei suoi occhi c'è il domani e le sue labbra profumano d'arcobaleno.

non scappa mai via da niente e nessuno, ma ciononostante è difficile che dica 'sì' ad una birra o una partita a carte.

nessuno ha mai saputo dove abiti e nè da dove venga.

spesso la si incontra dentro qualche chiesa, negli ospedali, quasi mai nei cimiteri.
crede di essere immortale.
o forse vuole solo essere l'ultima a morire.

25 giugno 2008

c'est la vie




c'era una volta e c'è ancora ...

si era solo nascosto per farsi cercare, per farsi ritrovare e ritrovarsi.

c'est la vie.

- a nam vse ravno -

24 giugno 2008

something over the rainbow


c'è qualcosa in questo paese

qualcosa che ha fatto nascere un garcia marquez, qualcosa di più o meno uguale che ha fatto nascere farc, eln, m19 e altro.

qualcosa che fa nascere gruppi "di difesa", i paramilitari.

qualcosa che si sveglia ogni mattina con ogni colombiano e non è il sole.

c'è un sud e un nord, ci sono bianchi, neri, rossi, gialli, e tutte le vie di mezzo.

ci sono fiumi, laghi, oceani, montagne, pianure, deserti, ci sono tutte le sfumature di quel colore che chiamiamo verde.

c'è la necessità di affrontarlo con calma, l'abitudine di berne un goccio, l'orgoglio o l'incoscienza di prenderlo sempre di petto.

e poi c'è l'acqua. che scende, fluisce, scorre, si infiltra, bagna, lava, consuma, corrode, lucida, cade, crea, distrugge, passa.
come tutto del resto.

distonie

mi sembra ieri, mi sembra mai.



mi sembra che non sia mai successo... e c'è un ricordo invece che non mi sono inventata io


qualcosa mi sfugge ma non perchè fugga, ma solo perchè ho posato il dizionario da qualche parte.. pensando che conoscevo già troppo bene tutti i termini di questo gioco.


non cerco dizionario stavolta, non voglio interpreti. ci si esprime a gesti.

e in mezzo rimane solo un oceano di parole

10 giugno 2008

momentanee sconfitte

....



reduce anch'io della prima sconfitta italiana a questi Europei del 2008 (e speriamo l'ultima..), non posso fare a meno che iniziare a parlarvi di "necessità" prendendo spunto dalle parole dell'unico olandese in questa città.



La necessità di lamentarsi ovvero "lamentiti si voi stari bbeni"



Se ne parlava giusto ieri ad una bella cena internazionale nella nuova casa di Giovanni, la dimostrazione vivente che essere italiani è una questione di geni, non di passaporto.



L'olandese, sposo di una giovane colombiana, raccontava le sue disavventure con questa popolazione latina. Da buon europeo del Nord precisava che la parola data è da rispettare, in qualunque emisfero, è una questione di onore, è una questione di "faccia". -Lo dice a me, che sono siciliana!



Ovviamente si riferiva ad un'ultima delusione ricevuta da alcuni tra i tanti colombiani: I colombiani si impegnavano a dare la metà di un contributo, se lui avesse iniziato a mettere l'altra indispensabile metà. Parola d'onore, parola d'onore.

Bene.

Da buon nordico torna soddisfatto a casa sapendo di stare facendo del bene per questi colombiani che hanno tanto bisogno, e magari è ora che si svegliano.....

Da buoni colombiani (non voglio con questo generalizzare!!) tornano a casa contenti sapendo che con la metà del contributo potranno andare avanti per un bel pò, il tempo di trovare un altro pollo con cui fare lo stesso giochetto.



Il nordico cuore d'oro dice convinto e incavolato che cambieranno, che dovranno cambiare, che nel giro di 8/10 anni tutto sarà migliore.



La siciliana cuore di pietra pensa solo che "cu 'nfàmi ci voli u 'nfamùni".

A buon intenditore.

27 maggio 2008

capitolo 2 - STATO di necessità

nessun titolo potrebbe calzare più a pennello di questo, per rappresentare quello che si trova ancora nei miei pensieri e che sto provando a sviscerare nero su bianco.

stato di diritto, stato sociale, stato social-democratico... le reminescenze accademiche mi portano a cercare tanti tipi ideali di stati sovrani.

ma quello che spadroneggia in Colombia è senz'ombra di dubbio lo "stato di necessità".

Situazione politico-economico-sociale la quale attribuisce ad un lavoratore regolare, un salario minimo -sulla carta- di 170 Euro al mese, la garanzia che se stai male c'è un ospedale pubblico aperto, la sicurezza che se non hai un "seguro" (leggasi 'copertura assicurativa sanitaria') non ci proverai neanche ad entrare in quell'ospedale, tanto al massimo, ti daranno un'aspirina e ti rimanderanno da dove sei venuto.

dicasi stato di necessità quella condizione che prevede la possibilità di andare a dormire senza un tetto sulla testa, senza vestiti di ricambio, senza quella certezza che vada come vada domani il sole tornerà a splendere anche per te.

analizzando la costruzione, notiamo la parola "stato".

In questa posizione non indica il passato del verbo essere, poichè è presente come non mai.

Non indica la presenza dell'istituzione politica per eccellenza a vegliare sul benessere del cittadino.

Non indica neanche un momento "statico", un attimo stabile, duraturo, poichè è della transumanza delle sue genti che si nutre.

paradossalmente la parola "stato" potrebbe anche scomparire, se non fosse per la preposizione e la parola che segue "di necessità".

solo in questa costruzione la parola "stato" ha un senso qui in Colombia.

O almeno per noi occidentali...! Per noi abituati a cercare e trovare forze dell'ordine attente e responsabili, se denunciamo la presenza di un bambino che dorme sdraiato sul marciapiede.

Stato che non è stato, che è poco Stato e per nulla statico.

della necessità, quella sì che ce n'è bisogno di parlare.

ma adesso è notte in Europa come in Colombia e sarà necessario rimandare al prossimo capitolo la spiegazione di necessità

19 maggio 2008

capitolo 1 - il sud

basta.

ho deciso:
devo parlarvi di questi colombiani...

non ne posso proprio più... è impossibile evitare di raccontare.

dunque se non vi interessa conoscere questo popolo latino, bene, tornate un'altra volta, ma io devo parlarne.

soprattutto dopo aver conosciuto persone così diverse tra loro, tutti colombiani, tutti sui generis.

l'ultimo dei tanti si chiama ricardo, lavora al canale televisivo presso il quale sto mandando in onda il programma "crece el Quindio". del programma ve ne parlerò un'altra volta.

ricardo avrà 23-24 anni, ha una "novia", una mamma, la passione per il rock, per le arti figurative e tanta voglia di raccontarmi il suo paese.

il "suo" paese, la SUA Colombia. perchè ogni colombiano ha una colombia tutta sua.

e si omogenea rispetto alle altre colombie se compariamo la visione di colombiano del sud con quella di uno del nord. ma non solo del sud o del nord della colombia.

in colombia ogni città ha un sud e un nord. sì, ovunque una città ha un sud e un nord.... ovvio, direte voi..

ma in colombia vivere al sud o al nord di Bogotà, come pure di Cali, di Medellin.. di Armenia.. ha un significato che va ben oltre la geografia.

ieri un tassista mi diceva "il sud è sempre sud"... com'è vero che il nord è sempre nord..


qui ad Armenia il sud ha un suo karma, e si descrive più o meno così:

case con tetti in lamine di amianto o se va bene di alluminio.

delinquenza legalizzata e legittimata dalla povertà.

affitti più bassi.

costi dei servizi pubblici più bassi, rispetto alla zona nord. (dunque detrazioni non per reddito ma per zona in cui si vive!!)

strade più malandate.

assenza o rara presenza delle forze armate.

omertà assoluta.

assenza di centri commerciali e grandi supermercati (quelli sono al centro e al nord).

musica ad alto volume, di stile nino d'angelo.

violenza continua e costante.

numero di armi da fuoco o armi varie pari ad una ogni due persone.

età media delle partorienti al primo figlio: 16 anni.

età media delle nonne al primo nipotino: 38 anni.

media stimata dei figli che non sanno nulla del padre: 1 su 2.

popolazione in possesso di un'assicurazione sanitaria (in Colombia il sistema sanitario è solo privato): 1 su 180.000 abitanti del sud

stima reddito medio per capita (popolazione adulta): 45 Euro al mese -ottimisticamente.

tetti scardinati con l'ultimo acquazzone 1/10


questo è il sud. o almeno quello che vedo io, che mi raccontano, che percepisco.
io... sono straniera e vivo al nord.

12 maggio 2008

la storia siamo noi

l
l
è uno strano senso di appartenenza che a doppio filo mi lega a una melodia chiamata "memoria"....
è come se la tutta la terra che ho calpestato mi appartenesse, tutti le bocche che ho baciato, tutte le mani che ho stretto, tutte le lingue che ho parlato, tutte le canzoni che ho cantato, tutti i balli che ho ballato, tutte le parole che ho scritto.
ma non è così...
c'è un universo che non ho ancora condiviso e che non è mai stato fotografato, se non dai miei occhi.
storie infinite fatte di sguardi di sorrisi, di abbracci, di lacrime, di orizzonti, di tramonti, di mari e di tempeste.
storie di incontri e di scontri che non sono mai esistite perchè mai sono state raccontate..
storie di gente comune mai entrata nelle mie pagine ma che trafigge tutti i giorni il mio cuore.

con la loro dignità, la loro insolenza, la loro simpatia, la loro necessità... con il loro amore e il loro disprezzo.

gente comune che fa la storia ma che nei libri di storia non entrerà mai.

quegli occhi che trafiggono i miei, che già mi appartengono, che non avrò mai il diritto di raccontare.

08 maggio 2008

vasi comunicanti

proprio ieri alla radio nazionale, la speaker e un'ascoltatrice:

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ASCOLTATRICE -si effettivamente non lo so....

SPEAKER- ma c'é qualcosa che ti rende triste?

A- piú che triste... non lo so.. é che non trovo un uomo "fatto per me"
S- e perché secondo te..? se in te non c'é niente che non va..

A- in me niente, lo so, ma mi fa innervosire il fatto che la zia di mia figlia pretende da me che .. io rimanga sempre in casa, che non possa mai uscire a farmi una birra...

S- ma tu comunque non puoi lasciarti influenzare da queste cose... perché ormai con suo fratello le cose sono qualcosa che é giá "passato"

A- lo so ma comunque tutto questo stress confluisce anche su mia figlia.. perché il fratello della zia [NdA: IL PADRE DI SUA FIGLIA!!].... ECC..

S- senti, non devi preoccuparti per questo, perché giá tutte le energie negative della zia di tua figlia stanno confluiendo su di te creando una sfera di negativita, capisci tutte queste energie negative.. che fanno sí che qualunque uomo si avvicini a te non ti veda per quello che sei, e se continua cosí andrai avanti di avventura in avventura...
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questo dialogo, riportato fedelmente, spiega alcuni brevi ma essenziali tratti della vita relazionale tra uomini e donne in Colombia..
in breve ecco una conversazione tipo con 9 donne su 10 qua in colombia:

....il papa di mia figlia non é il mio "ex marito", perché non mi sono mai sposata con quel ragazzo. mio marito é invece un uomo onesto e lavoratore, ah, no, non é che io sia sposata con lui, "marito", si dice cosí, qua in Colombia si dice cosí
per chiamare, sí, lui, MI ESPOSO, (in italiano leggasi "fidanzato", anche se esposo significa.. SPOSO). Adesso il mio fidanzato é negli USA, sí, lavora lí, no, legale?, mi dice che sta facendo i documenti e poi parto anch'io con la bimba.
Ah, si, l'autorizzazione per la bimba, sí, servirebbe anche quella del papá per farla uscire dal paese, visto che ha solo 6 anni, ma in questo caso non ce n'é bisogno, la bimba é stata registrata solo con il mio cognome. Lui é servito solo a mettermi nei guai, non servirá a nient'altro.
Alimenti?! Intendi se passa qualcosa? Soldi? ma figurati!!!!! lui giá ha sua moglie a cui badare (leggasi "fidanzata"), che giá ha una figlia di 2 anni... ormai saranno in UNION LIBRE

UNION LIBRE leggasi "coppia di fatto" cioé qualcosa di cui i colombiani possono godere da circa 18 anni. se stai con qualcuno - dell'altro sesso- da piú di 2 anni, siete giá una coppia di fatto. significa godere di tutti i diritti di cui gode una coppia sposata italiana.

ma ancora non mi spiego..
-perché l'aborto é ILLEGALISSIMO in Colombia?
-perché invece vendono le pillole del giorno dopo come mentine?
-perché infine le donne non hanno coscienza della loro sessualitá e sono considerate spesso e volentieri solo come contenitori a rendere di una vita futura??

mi sembra, da quasto punto di vista, di stare in una Sicilia di almeno 50 anni fa, con l'aggravante che qua c'é internet giá da 10 anni.

28 aprile 2008

25 aprile 2008

de paseo/ na passiata

bimbi, si parte!

ci si affretta verso il bus in partenza, stile questo...
solo più vecchiotto e pieno zeppo pieno zeppo di bambini, dai 4 ai 10 anni.

o forse poco più grandi, visto che i bambini colombiani per una ragione che ancora non mi voglio dare, sembrano sempre più piccoli dell'età che hanno realmente...


comunque.. si parte! destinazione: parco PANACA, un parco ad indirizzo agro-zoologico, con shows vari e divertimenti.. stile un Eurodisney con tematica bucolica.


io porto da mangiare riso con pollo, come dire... pasta con la salsa e cotolette per gli italioti. dimentico la videocamera e la macchina fotografica a casa, pertanto, si provi solo ad immaginare il poco che ho visto.


buoi che danzano, cani acrobati, capre equilibriste, maialini, colombe, cavalli... il tutto di differenti specie e paesi del mondo....questo è quello che hanno visto gli altri.


Jennifer, 7 anni era una dei 4 bambini affidati a me per non perderli d'occhio e farli divertire per le 6 ore di camminata nel parco. Lei, appena arrivati aveva già le idee ben chiare: meglio non farci tutte 'ste 6 ore... nooo.. restiamo qui.

Solo che non me lo ha comunicato a parole... la pobre verso le 11 ha solo iniziato a vomitare il pranzo appena effettuato e ha deciso per me che già era ora di finire il nostro breve giro per il parco.

La accompagno in infermeria, lei si sdraia, la calmiamo un pò, si ripiglia... e la convinco a continuare...

passano meno di 20 minuti, arriviamo al primo spettacolo di animali e lei.... mmmmm.... mmmm..

e io... "non ti senti bene..?" lei non parla ma le parlano gli occhi...

mah, dico io... sarà che vuole un pò più di attenzioni..

raccolgo un'arancia, la spezzo in due con una pietra e gliene dò una metà, affinche l'odore aspro la faccia pensare ad altro...

passano altri 20 minuti.. la bimba sembra spossata e io, cercando di non perdere di vista gli altri 3... me la coccolo un pò, me la siedo sulle spalle e lei, mi dicono, sorride contenta.


ancora più contenta io, pensando di aver trovato la soluzione ai suoi mali!


macchè... inizia lo spettacolo con buoi, tori, mucche, lama e tutti i generi di bovini o simil- a 4 zampe che è possibile trovare in america latina.... e la bimba, già seduta sulle mie ginocchia... zitta zitta si alza, prende il bicchiere e mi da la mezza arancia. mentre io mi giro per buttarla, la bimba, senza scomporsi troppo.. riinizia a vomitare. passano buoi e carri e lei vomita e io le tengo la fronte...

niente da fare, oggi è andata così.

affido i bambini alle altre "proff" e riporto la pobre in infermeria dove le danno qualcosa per il mal di testa che era la cosa che la disturbava di più...

le passa il mal di testa con tante tante tante carezzine e tante paroline e tante storie e quando la fantasia ha passato in rassegna tutti gli angoli di memoria con storie per bambini o adattabili le dico...: sai, se chiudi gli occhi... la testa ti fa meno male


chiude gli occhi e rimango con lei fino a quando non si addormenta.


però che pazienza devono avere le mamme...

20 aprile 2008

un giorno come un altro

si chiama Ramon e oggi abbiamo ballato insieme.

a dir la verità ho ballato anche con Francisco, Manuel, Hernando, e.. ho dato un bacino a Miguel perchè mi ha regalato dei versi belli e genuini.

ma è del ballo con Ramon che vi racconterò.

parte la musica e io mi avvicino, magari sarà timido e non si fa avanti...gli dico... "io so che lei balla molto bene"... e lui "ma veramente...." "niente ma, non faccia il timido balliamo" gli dico io un pò provocatoria.

lui, con fare tutto latino e con una dolcezza infinita, con una galanteria d'altri tempi... mi prende per la mano, e lentamente passo dopo passo perde quell'iniziale incertezza e si lancia in un valzer romantico e appassionato, a cui ne segue un altro, un altro ancora... una milonga e un bolero.
con gran stupore dei presenti e con la contentezza di entrambi che trasudava ormai vistosamente da ogni poro, mi dice "gracias, dios la bendiga" e ancora "me acuerda adonde estaba sientado, por favor?".
e io come tornando sulla terra lo riaccompagno alla sua sedia in questa grande sala della casa di riposo "la esperanza".
Ramon, ha 83 anni, è non vedente, ed è stato il miglior compagno di ballo di questa giornata con gli anziani de "la esperanza".
esco dalla casa di riposo insieme agli altri compagni di lavoro con cui abbiamo preparato e offerto il pranzo a questi "grandi", non solo d'età, e mi rendo conto che ne "la esperanza"... è solo di speranza che abbondano... a tutto il resto ci pensano i volontari e alcune splendide giovani suore.

23 marzo 2008

sogni (o sei desto)




ma i sogni rimangono tali anche dopo che si avverano..??io credo di sì.

perchè il bello del sogno in fondo.. non è che prima o poi si possa avverare, ma la forza che noi mettiamo tutti i giorni affinche si avveri. è l'insieme di aspettative che si hanno su quel determinato sogno che ci spinge a far sì che diventi o meno realtà.
se volessimo solo che si avveri, allora lo chiameremmo desiderio e una volta avverato perderebbe la magia intrinseca del sogno. magia che permane nell'aria, fuori e dentro di noi, a tutte le persone a cui lo abbiamo raccontato, nei nostri diari, nelle nostre poesie... nelle monetine gettate a fontana di trevi. Senza molti sforzi lo vediamo ancora aggrappato alla coda di tutte le stelle cadenti, ché ancora non si convince a cedere il posto a quell'altro sogno da realizzare.
il sogno è la parte di noi che vogliamo migliorare a cui, vada come vada, senza accorgercene, affibbiamo una meta da raggiungere, uno scopo tangibile del cambiamento interno che vorremmo si avverasse.

e poi succede che si avvera davvero.

poi succede che uno ci si ritrova davvero a lavorare per una ONG, all'estero.può addirittura succedere che il sogno si avveri e ti riporta nell'amata e favoleggiata Colombia.

magari succede addirittura che arriva il giorno in cui con la persona del cuore non potrebbe andare meglio di così.

e allora che si fa... si passa la domenica di Pasqua a non fare altro che ringraziare il cielo per tutti i sogni fino ad ora avverati, per i cambiamenti interni che questi hanno portato e per tutti i sogni che avremo la forza e il coraggio di voler realizzare.

e magari poter continuare a lavorare all'estero, y... volver a los mismos sitios donde se amo la vida, y ... magari con la persona del cuore, la stessa di oggi ieri e domani.


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tante cose sono successe ultimamente, in particolare il fantastico ri-incontro con il mio baltic man, della serie "i peggiori si riincontrano sempre"... :))


mi viene in mente un detto lituano che adoro...

"eyes are two, roads are plenty"


e lui torna a percorrere le strade di questa colombia, sentieri che ho già camminato o che camminerò... ma se i sentieri sono molti.. resto dell'idea che le strade sono "infinite" e quasi mai portano a Roma.



è appena andata via la luce e.... no adesso l'hanno ristabilita.

riecheggiano storie dei tempi remoti... storie di quando..

no, questa la racconto un'altra volta.


forse

15 marzo 2008

ascoltando gianna nannini


Ecco il Quindio, signori.
Fatto di fattorie e fattori. tanti di quei fattori da imputare alla povertà e al sottosviluppo.
Così parlerebbe uno qualunque di "noi". "noi" che leggiamo questo post dall'europa.
a noi, che per una febbre improvvisa e globuli bianchi alti non prescrivono esami per scongiurare malaria o "dengue".
da noi, dove la gente che vive per strada al massimo ha qualche pidocchio, non la scabbia.
noi europei che siamo cresciuti con la consapevolezza dell'importanza del preservativo, noi che di quegli europei ci sentiamo tanto belli e bravi perchè facciamo le vacanze a sharm el sheik..
noi che quando ti ritrovi la figlia 17enne con delle strane macchie la porti dal dermatologo... e non hai paura che le si possa diagnosticare la "sifilide".
noi che ce ne andiamo in giro per il mondo, con un passaporto che apre le porte e non le chiude.
noi che abbiamo le nostre case in campagna, i nostri pezzi di orto.. che non diventeranno mai campi di coca in possesso di nessuno. noi che neanche sappiamo come sono fatte le piante di coca, ma che appena sentiamo la parola "Colombia" l'associazione d'idee è ovvia e giusta.
noi che "ma chi mi ci porta da quelle parti".
noi che la salsa la utilizziamo per condire la pasta invece di ballarla.

noi che così facilmente ci indigniamo rispetto alle mancanze di questa nostra grande Europa e che ci siamo già dimenticati come eravamo solo 35 anni fa.

noi che tra qualche settimana andremo alle urne a fare gli stessi sbagli dei nostri padri, perchè è così che va l'Italia.

e io che alle 00,18 del 16 marzo ora italiana guardo il tramonto dalla mia finestra sulla Colombia equatoriale vorrei solo aver le parole per raccontare l'inenarrabile.

ieri mi sono riscoperta commerciante, artista, grafico, amica, ballerina, contenta, contabile, innamorata, figlia, sorella, nipote.
ieri mi sono riscoperta



"baston de rey" fiore della famiglia del platano

colombia tierra querida



carlos vives fruta fresca...

26 febbraio 2008

una "dacia" in Colombia

inaspettato arriva il colpo di scena: eccola, una dacia in Colombia!!!

dev'essere dell'inizio degli anni 80', in perfetto stato di salute e non ci troveremmo niente di "extraño", se non fosse che non si spiega come una macchina di fabbricazione europea, anzi, sovietica, possa trovarsi a camminare per le strade di Colombia impune....

é sull'impunitá che adesso mi pongo piú domande, non sul come fisicamente sia giunta qui, nel sul "perché".

queste sono domande che non interessano il lettore... é piú interessante scoprire come diavolo fa questa macchina costruita per i freddi e per le tundre, per i sentieri della Transilvania, a camminare IMPUNE a fianco degli "willies" ...

dando per scontato che non importa la provenienza in sé, né degli uni né delle altre.. non importa il conducente...

é una questione di motore, di quello che c'é sotto, di quello che fa muovere le ruote sia nella tundra che nell'amazzonia. é questo quello che cambia.

é il motore dei due "tipi", uno colombiano/americano, l'altro balcanico/europeo. vanno di pari passo, la benzina é la stessa, lo stesso sole ne corrode la carrozzeria, la stessa pioggia (solo piú frequente) batte sui vetri, e non c'é neve a mettere alla prova il conducente e il suo motore.

qui al massimo c'é terra, terra umida e fertile che produce frutta senza pause stagionali..
banane, caffe, caffe e banane e banane e caffe.
e poi c'é la coca, ma quella non la vede mai nessuno e non cresce spontanea... e soprattutto é piú nociva per tutti, dal produttore al consumatore.

la dacia e la willy vanno per le stesse strade e i loro conducenti si abituano sia alla vodka che all' aguardiente - distillato colombiano a base di canna da zucchero- e il 'té' non lo chiamano "Chai", né il 'tinto' lo chiamano "Caffe".

non é una questione linguistica. non é una questione climatica. non é una questione culinaria.

é una questione di motore

12 febbraio 2008

cose dell'altro mondo

dall'altra parte del mondo ci sono io adesso.

e ci siete anche voi che dalla "lontana" Italia mi leggete.

dall'altra parte del mondo si preparano le elezioni per un governo nuovo e sempre uguale,
da questa parte del mondo e da tutte le parti del mondo in milioni hanno manifestato contro i SEQUESTRI per opera della Farc, guerriglieri colombiani che detengono chissaddove ostaggi, persone più o meno comuni da scambiare prima o poi per chissacosa.

da questa parte del mondo ci sono anch'io che cerco di avere una connessione internet a casa mia ed evitare così di pagare questi amabili strozzini degli internet point...

da questa parte del mondo ci saranno circa 23 gradi, si gira in maniche corte di giorno e in maniche lunghe di sera. il sole non abbronza (o non ancora...) e il caffe si prende con un composto di canna da zucchero chiamato "PANELA".

da questa parte del mondo ci sono io che cerco di risolvere questioni lasciate "pendenti" nel vecchio continente, che cerco di parlare e di scrivere in italiano perchè sto già dimenticandolo, che cerco di tollerare quello che non capisco e di capire quello che non tollero.

da questa parte del mondo la vita procede con un ritmo scandito da minuti, da 24 ore per giorno e da 366 giorni per l'anno corrente.
e ci sono anch'io che non comincerò a contare i giorni che mi restano da vivere qui, nè quelli che mi separano dal tornare in Europa.

da questa parte del mondo c'è una musica nuova, c'è il ritmo di continente nuovo e sempre antico, e ci sono io che sono sempre la stessa, e per questo sempre diversa, che tra un pò torno a lavorare alla diocesi, dopo questa pausa pranzo, e a compiere i doveri del mio "contratto" con lo Stato.
doveri che, da questa parte del mondo, paiono conditi da un pizzico di allegria in più.

08 febbraio 2008

a lavoro

quando mancano le parole... il cuore suona una musica nuova

questo e` quello che ho imparato oggi.

questo e`quello che continuano ad insegnarmi contadini, anziani uomini donne bambini di questa Colombia.

Il mio lavoro con il Cisv di Torino e con la Conferenza Episcopale Italiana è già iniziato da 5 giorni e mi sembra di essere qui da sempre. Sebbene le parole a volte mancano in questo idioma spagnolo... sebbene tante volte manchino le parole in qualunque idioma... il mio cuore impara ogni giorno musiche nuove, folcloristiche, malinconiche, allegre. Sì, soprattutto canzoni allegre.

perchè la Colombia è allegria, sobre todo allegria.

tra un pò mi "tocca" andare, c'è una cena con tutti quelli che lavorano nella diocesi di Armenia, dove, appunto, lavoro per il momento anch'io.

tante cose da dire e forse nessuna. oggi è il primo venerdì di Quaresima ed è stato un giorno di "silenzio". a domani le parole, oggi è il mio cuore che canta.

02 febbraio 2008

in Colombia

finalmente....
dopo 2 giorni infiniti di viaggio... mi trovo in Colombia, dove in aereo ti offrono il "succo di mango" e non quello di arancia... dove all'aeroporto di Cali, appena arrivata, c'era ad attendermi un coro di centinaia di persone, festante, acclamante... la nazionale di calcio femminile che tornava da una vittoria e che viaggiava sul mio stesso aereo ;))!
Ad attendermi c'era Fernando, il mio "capo" che mi ha portato sana e salva ad Armenia, sede del progetto per il quale lavorero´.

sono contenta

contenta di essere tornata in questo paese, dell'aria che respiro qua, della gente che incontrero', del lavoro che faro`...

e sto bene

sono in maniche corte e oggi si parte a cercare casa, magari dove ci sia anche internet ;)

vedremo.

Qui sono con 6 ore in meno rispetto all'Italia e non ho ancora un cellulare colombiano.

La vegetazione che c'e` qua.... mamma mia! cosi`diversa, ne rimango affascinata, estasiata...

sono ancora un po` "in aria" per via del fuso... ma passera´presto.
mi si sono rotti gli occhiali..%&$**###
ma meno male ne avevo portati un paio di riserva e adesso sto con quelli... mi sento un po´vintage ;)

beh, buone nuove nei prossimi giorni, oggi sono ancora fusa dal fuso...

besos

25 gennaio 2008

Benvenuti!

Un grosso bienvenidos a tutti voi, a te lettore amico che speri di intercettare un mio segnale di vita proveniente da una qualche parte di universo conosciuto... e a te lettore amichevole che non cercherò di conquistare nè obbligherò a postare commenti sulle news di una simpatica sconosciuta.
Questo post di apertura vuole solo essere una dichiarazione d'intenti, non verso voi.. ma verso me stessa... per non dimenticare la mia madre lingua e per utilizzarla, finalmente in modo proficuo, per comunicare con parenti, amici e "terzi", il mio vivere più o meno quotidiano a miglia di distanza o solo dalla finestra di fronte.

Pertanto ritengo doveroso APPELLARMI al vostro buonsenso: AIUTATEMI ad evitare INGLESISMI, SPAGNOLISMI, FRANCESISMI, RUSSISMI.... insomma aiutatemi a non generare terremoti linguistici che mi fanno tanto ridere di me...

Si accettano dunque benvolentieri COMMENTI, di qualunque genere TRANNE richieste di souvenir dal posto in cui sono o sarò, vista la consuetudine di dimenticarli in treno o in autobus 15 Km prima di giungere l'amato destinatario, con arrabbiature estreme per aver sacrificato il mio bagaglio intercontinentale di soli 20 Kg per quell'oggetto tanto caro che starà già spadroneggiando nel salotto del Gastone di turno.. :#

NON SI ACCETTANO PAROLACCE in nessuna lingua. Utilizzate, eventualmente, gli asterischi.

e poi...
e poi basta... enjoy!
Ella