Visualizzazione post con etichetta europa. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta europa. Mostra tutti i post

13 settembre 2010

arrivederci amore ciao

mare, mare, mare, il viaggio, la frana, la laurea, i capelli corti, e il cortar todo. il nubifragio, il viaggio, le valigie, il trasloco, loco, loco, locus vivendi, motus vivendi, applications su applications, decisioni, che non vengono mai sole, e le compagnie, le compagne, i compagni, fin troppi, i compagni di casa, il vomito lo sfracelo, il recuperare, il rotary, i cv, i bambini e le famiglie di haiti, le telefonate, quelle che allungano la vita e quelle che creano altre vite, parallele, triangoli, rettangoli, rette, strade che non portano a roma, o forse sì, telefonate, e poi lui, il sudafrica, il sudamerica, i sud del mondo, il progetto africa, l'evaluation, gli stagisti, i tirocinanti, le cene, le cenette, i cenoni, il buio e la luce, i drammi di ferragosto, il bambino, i bambini, le donne incinte e gli uomini-coniglio, scappa che ti passa, e il brugge impossibile, le mail per sbaglio e gli sbagli vari, l'orologio, il telefono, il fermaglio per capelli, la rabbia, lo sfogo, le std e le pda, il meglio di sempre, lo stesso di sempre, uguale ad allora, storie che vanno, che vengono, che tornano, che passano, le telefonate, le donne d'altri e gli uomini altri, gli uomini alti, il greco e le vicissitudini, le risate infinite di una notte di fine estate, i parchi, i luoghi comuni, le giacche, i cappotti, un pò di neve e tanto freddo da gelare i capelli, le mani, il cuore, che non batte più, che non rompe più. il cuore che non c'è più. nè lui, nè nessun altro, ma quanto si ride bene insieme, e poi i pensieri, le parole, le opere e le OMISSIONI, e i circoli viziosi, e l'olanda viziosa, il summer programme, lo spagnolo, il greco, il turco, linda e mamasita linda, le telefonate che mi sembra di essere tornata ad allora, allora che si fa?, si aspetta, si aspetta, e ci si stanca di aspettare, di rispettare, di sognare, di parlare di telefonare. perfino di scrivere. forse. o forse no. e la mina, vagante, pendente parlante, la mina strombazzante, enough, e bernard, e il report, e mark, twain, e i viaggi in patagonia, ma no, solo in albania, io tu e le rose, che cose, che case. le sfere di cristallo, i palloni gonfiati, i sogni, i viaggi, mentali, l'innamoramento, ma sì, perchè no... e perchè sì? mah.. sì. ah, sì. e invece no, proprio no. le telefonate, perchè, perchè, perchè? le notti, in bianco, in nero, il vestito africano la principessa, la regina, batum, natum, aghem, e le bugie, todas las mentiras del mundo, y todo un mundo de mentiras, l'internship, la vicina arrogante, presuntuosa, prepotente, invadente, la vicina invasata, e l'invasata che si installa a casa sua, e la stupida che ci crede. apoteosi di stupidità, di credulitudine, e le risate infinite, la cena agnello e mussaka, a casa mia, a casa tua, le lasagne, e quegli occhi bellissimi, e le risate, come fa il cane, e i bambini che nascono, quelli che crescono e quelli che non cresceranno mai. e le rose, rosse, bianche, rose per te, per me. la casa col padrone, il padrone di casa, la casa che sta llì e craving, i messaggi, le risposte, la spiaggia, i baci gli abbracci e cosìvvia, sette figli e un cane, ma solo il cane resta. e l'africano, e martha e jacqui, e i telefoni, e le urla dell'altro mondo, di questo mondo e la visita e i dubbi e le paure, i dottori, il dottor stranamore, gli uomini e le donne africani, non è mal d'africa, nè mal d'amore, è mal di pancia, è rigurgito, un bagno, le sensazioni, ma cosa nascondi? cosa devo celare, imparare a non svelare, velare, vegliare, volere, non dimenticare, soltanto ciao.
e allora ciao.

http://www.youtube.com/watch?v=SkQRpPOfQNE

13 agosto 2009

DIVIETO DI SOSTA


A quasi un anno dal mio "ritorno" (dài, chiamiamo le cose col loro nome!), dunque, a quasi un anno da quando sono ripartita dalla Colombia per l'Italia, nella mia vita-calma piatta.
O almeno così sembrerebbe.
Non l'ho mai cercata, a dir la verità. Non ho mai agognato la stasi. Ho sempre preferito il moto, forse affetta da quella che Moravia chiama "dromomania". Chissà.
Non ho mai, in ogni caso preferito LE moto, ben inteso.
pausa. sono in pausa. non da una relazione e nemmeno in pausa DI.... qualcosa (pausa di lavoro, pranzo, ecc.).
mi sento solo in pausa. Stand by. il boyfriend dice che io funziono a piani quinquennali. e forse sarò proprio arrivata al quinto anno. Anno di Evaluation (non mi viene in italiano e mi stanco a pensare alla traduzione). anno di evaluation del periodo appena passato e anno di "progettazione" dei prossimi cinque anni della mia vita.
sono nello stand by più movimentato che si conosca.
la mia mente va, libera, ha già percorso le Ande 3 volte, una volta il Pacifico, 4 l'atlantico e non ha ancora il coraggio di oltrepassare i Carpazi o l'Oder.
nada.
niente da fare.
pianifico, o forse dovrei dire "castelleggio" per l'arte che ho appena finito di perfezionare: costruire castelli in aria.
ma quali castelli...!!! io costruisco ville, palazzi, castelli e fortezze, città intere. Mi costruisco il mio "luogo" nel quale lasciare la vecchia ella, quella dei 5 anni prima, fare il suo corso, essere felice (e non pursuing happiness)
questa volta quella vecchia ella ha un cruccio: non vuole permettersi uno splendido lusso fino ad ora concessosi. Lasciare indietro tutto. TUTTO
questa volta c'è qualcuno, una o due persone che vuole portarsi dietro (o per dirla meglio.... che non vuole/riesce a staccarsi di dosso.
eccole lì. ai piedi del ponte che inizio a costruire. stavolta per più di 5 anni. stavolta per un "sempre" relativamente lungo.
e loro stanno lì. fanno la loro vita, e ogni tanto si girano e vedono se ho bisogno di una mano nella costruzione del ponte.
testarda come sono voglio fare tutto da sola. ma loro stanno ancora lì, con un ponte più piccolo o una barca di riserva. ma stanno lì.
e io, quando deciderò di lasciare quella riva, questa volta, lo farò con loro.
No standing, anytime mia cara Ella. è il cartello che anni fa ti aveva colpito dalle parti di Wall street a Manhattan, New York.
No standing. Anytime. Non è un divieto, non è un imposizione. E' uno splendido suggerimento.

20 aprile 2009

la valigia dello straniero



















In ogni posto sei uno straniero


se non lo senti nelle gambe che appartieni al mondo intero


ed ogni posto è la tua casa


se quel che lasci indietro è poca cosa


Se nella tua valigia metti poco


il viaggio sembrerà un pò più leggero, ma...


la mia valigia non può essere leggera


perchè dentro c'è la mia vita intera

....

Qualcuno ha detto che la meta si fa viaggiando


ma in questa barca, per questo mare scuro


io so già dove sto andando


Tra facce sconosciute e ostili a mendicare un posto in purgatorio


senza sapere se quel che perdo è un pò di meno di quello che trovo...

Viaggiatore senza meta la meta si fa viaggiando
ma in questa barca, per questo mare scuro
io so già dove sto andando
Viaggiatore senza meta la meta si fa viaggiando
ma in questa barca, per questo mare scuro
io so già dove sto andando.......


Le Core La Valigia dello Straniero

03 agosto 2008

(N)ight club

Prima regola... non parlarne mai,
Seconda regola, idem.

e come d'incanto, per un remoto gioco di madeleine... riappare lei, la città innominabile.

Chiunque ci sia nato e /o vissuto lo sa bene. Ti mancherà, magari già ti manca. ma non ci si torna.

Non ci sono bus che portano all'innominabile. nè treni. nè aerei.

E' l'immaginazione, quella sì va lontano, supera fiumi e frontiere, oceani e deserti e come d'incanto... Pufffff! Rieccoti nella misteriosa, l'inenarrabile, l'eterna, la beffarda, la silenziosa.

Non sai bene se adesso sei tu che ti aggiri per le sue vie, o lei che si insinua tra le tue.

Silente, maliziosa, guardinga. Come sempre, e così per sempre.

Colorata come non mai ricordi primavere insperate tra i suoi prati, serenità mai vissute.

e lei è ancora lì, da sola, circondata da quell'alone di mistero buffo e gentile, tipico di una giovane donna. o di una triste puttana.

L'innominabile passa in rassegna i miei pensieri, li scruta, li analizza, li registra in qualche carpetta speciale.
Poi se ne va come se mai fosse arrivata.

Certa di non poter essere dimenticata

29 luglio 2008

capitolo 3- un continente esagerato

troppa "gentilezza" che a un certo punto ti stufa.

tanti "come stai/how're u doing" e a pochi che importi davvero la risposta.

zero privacy.

troppe spiegazioni di un mondo inesplicabile.

bibite formato "grande".

alimenti "arricchiti" di svariate proteine.

mancanza di trasparenza e completezza nell'informazione.

colori colori colori, pallettes, accessori, telenovele, storie, magie, paure.

violenza, tanta.

gente di serie A
e tutti gli altri.

sangue blu, sangue rosso e sangue corrotto.

un visto per un sogno, per IL sogno.

silicone, bellezza a tutti i costi.

"semplicità" che non è un complimento.

non si può stare bene, ma solo "super bene"...



solo una cosa non si trova in abbondanza... quella cultura internazionale, tanto europea...

- Niente ottiene successo come l'eccesso - Oscar Wilde

10 giugno 2008

momentanee sconfitte

....



reduce anch'io della prima sconfitta italiana a questi Europei del 2008 (e speriamo l'ultima..), non posso fare a meno che iniziare a parlarvi di "necessità" prendendo spunto dalle parole dell'unico olandese in questa città.



La necessità di lamentarsi ovvero "lamentiti si voi stari bbeni"



Se ne parlava giusto ieri ad una bella cena internazionale nella nuova casa di Giovanni, la dimostrazione vivente che essere italiani è una questione di geni, non di passaporto.



L'olandese, sposo di una giovane colombiana, raccontava le sue disavventure con questa popolazione latina. Da buon europeo del Nord precisava che la parola data è da rispettare, in qualunque emisfero, è una questione di onore, è una questione di "faccia". -Lo dice a me, che sono siciliana!



Ovviamente si riferiva ad un'ultima delusione ricevuta da alcuni tra i tanti colombiani: I colombiani si impegnavano a dare la metà di un contributo, se lui avesse iniziato a mettere l'altra indispensabile metà. Parola d'onore, parola d'onore.

Bene.

Da buon nordico torna soddisfatto a casa sapendo di stare facendo del bene per questi colombiani che hanno tanto bisogno, e magari è ora che si svegliano.....

Da buoni colombiani (non voglio con questo generalizzare!!) tornano a casa contenti sapendo che con la metà del contributo potranno andare avanti per un bel pò, il tempo di trovare un altro pollo con cui fare lo stesso giochetto.



Il nordico cuore d'oro dice convinto e incavolato che cambieranno, che dovranno cambiare, che nel giro di 8/10 anni tutto sarà migliore.



La siciliana cuore di pietra pensa solo che "cu 'nfàmi ci voli u 'nfamùni".

A buon intenditore.

27 maggio 2008

capitolo 2 - STATO di necessità

nessun titolo potrebbe calzare più a pennello di questo, per rappresentare quello che si trova ancora nei miei pensieri e che sto provando a sviscerare nero su bianco.

stato di diritto, stato sociale, stato social-democratico... le reminescenze accademiche mi portano a cercare tanti tipi ideali di stati sovrani.

ma quello che spadroneggia in Colombia è senz'ombra di dubbio lo "stato di necessità".

Situazione politico-economico-sociale la quale attribuisce ad un lavoratore regolare, un salario minimo -sulla carta- di 170 Euro al mese, la garanzia che se stai male c'è un ospedale pubblico aperto, la sicurezza che se non hai un "seguro" (leggasi 'copertura assicurativa sanitaria') non ci proverai neanche ad entrare in quell'ospedale, tanto al massimo, ti daranno un'aspirina e ti rimanderanno da dove sei venuto.

dicasi stato di necessità quella condizione che prevede la possibilità di andare a dormire senza un tetto sulla testa, senza vestiti di ricambio, senza quella certezza che vada come vada domani il sole tornerà a splendere anche per te.

analizzando la costruzione, notiamo la parola "stato".

In questa posizione non indica il passato del verbo essere, poichè è presente come non mai.

Non indica la presenza dell'istituzione politica per eccellenza a vegliare sul benessere del cittadino.

Non indica neanche un momento "statico", un attimo stabile, duraturo, poichè è della transumanza delle sue genti che si nutre.

paradossalmente la parola "stato" potrebbe anche scomparire, se non fosse per la preposizione e la parola che segue "di necessità".

solo in questa costruzione la parola "stato" ha un senso qui in Colombia.

O almeno per noi occidentali...! Per noi abituati a cercare e trovare forze dell'ordine attente e responsabili, se denunciamo la presenza di un bambino che dorme sdraiato sul marciapiede.

Stato che non è stato, che è poco Stato e per nulla statico.

della necessità, quella sì che ce n'è bisogno di parlare.

ma adesso è notte in Europa come in Colombia e sarà necessario rimandare al prossimo capitolo la spiegazione di necessità

28 aprile 2008

15 marzo 2008

ascoltando gianna nannini


Ecco il Quindio, signori.
Fatto di fattorie e fattori. tanti di quei fattori da imputare alla povertà e al sottosviluppo.
Così parlerebbe uno qualunque di "noi". "noi" che leggiamo questo post dall'europa.
a noi, che per una febbre improvvisa e globuli bianchi alti non prescrivono esami per scongiurare malaria o "dengue".
da noi, dove la gente che vive per strada al massimo ha qualche pidocchio, non la scabbia.
noi europei che siamo cresciuti con la consapevolezza dell'importanza del preservativo, noi che di quegli europei ci sentiamo tanto belli e bravi perchè facciamo le vacanze a sharm el sheik..
noi che quando ti ritrovi la figlia 17enne con delle strane macchie la porti dal dermatologo... e non hai paura che le si possa diagnosticare la "sifilide".
noi che ce ne andiamo in giro per il mondo, con un passaporto che apre le porte e non le chiude.
noi che abbiamo le nostre case in campagna, i nostri pezzi di orto.. che non diventeranno mai campi di coca in possesso di nessuno. noi che neanche sappiamo come sono fatte le piante di coca, ma che appena sentiamo la parola "Colombia" l'associazione d'idee è ovvia e giusta.
noi che "ma chi mi ci porta da quelle parti".
noi che la salsa la utilizziamo per condire la pasta invece di ballarla.

noi che così facilmente ci indigniamo rispetto alle mancanze di questa nostra grande Europa e che ci siamo già dimenticati come eravamo solo 35 anni fa.

noi che tra qualche settimana andremo alle urne a fare gli stessi sbagli dei nostri padri, perchè è così che va l'Italia.

e io che alle 00,18 del 16 marzo ora italiana guardo il tramonto dalla mia finestra sulla Colombia equatoriale vorrei solo aver le parole per raccontare l'inenarrabile.

ieri mi sono riscoperta commerciante, artista, grafico, amica, ballerina, contenta, contabile, innamorata, figlia, sorella, nipote.
ieri mi sono riscoperta



"baston de rey" fiore della famiglia del platano