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17 luglio 2014

Esa tendencia del hombre a terminar limpiamente lo que hace, sin dejar hilachas colgando.

...Despacio se fue dando cuenta de que la visita al Cerro había estado bien, precisamente porque se había fundado en otras razones que las supuestas. Saberse enamorado de la Maga no era un fracaso ni una fijación en un orden caduco; un amor que podía prescindir de su objeto, que en la nada encontraba su alimento, se sumaba quizá a otras fuerzas, las articulaba y las fundía en un impulso que destruiría alguna vez ese contento visceral del cuerpo hinchado de cerveza y papas fritas. Todas esas palabras que usaba para llenar el cuaderno entre grandes manotazos al aire y silbidos chirriantes, lo hacían reir una barbaridad.
...
Tal vez el amor fuera el enriquecimiento más alto, un dador de ser; pero sólo malográndolo se podía evitar su efecto bumerang, dejarlo correr al olvido y sostenerse, otra vez solo, en ese nuevo peldaño de realidad abierta y porosa. Matar el objeto amado, esa vieja sospecha del hombre, era el precio de no detenerse en la escala, así como la súplica de Fausto al instante que pasaba no podía tener sentido si a la vez no se lo abandonaba como se posa en la mesa la copa vacía. Y cosas por el estilo, y mate amargo.

Hubiera sido tan fácil organizar un esquema coherente, un orden de pensamiento y de vida, una armonía. Bastaba la hipocresía de siempre, elevar el pasado a valor de experiencia, sacar partido de las arrugas de la cara, del aire vivido que hay en las sonrisas o los silencios de más de cuarenta años. Después uno se ponía un traje azul, se peinaba las sienes plateadas y entraba en las exposiciones de pintura, en la Sade y en el Richmond, reconciliado con el mundo. Un escepticismo discreto, un aire de estar de vuelta, un ingreso cadencioso en la madurez, en el matrimonio, en el sermón paterno a la hora del asado o de la libreta de clasificaciones insatisfactoria. Te lo digo porque yo he vivido mucho. Yo que he viajado. Cuando yo era muchacho. Son todas iguales, te lo digo yo. Te hablo por experiencia, m’hijo. Vos todavía no conocés la vida.
Y todo eso tan ridículo y gregario podía ser peor todavía en otros planos, en la meditación siempre amenazada por los idola fori, las palabras que falsean las intuiciones, las petrificaciones simplificantes, los cansancios en que lentamente se va sacando del bolsillo del chaleco la bandera de la rendición. Podía ocurrir que la traición se consumara en una perfecta soledad, sin testigos ni cómplices: mano a mano, creyéndose más allá de los compromisos personales y los dramas de los sentidos, más allá de la tortura ética de saberse ligado a una raza o por lo menos a un pueblo y una lengua. En la más completa libertad aparente, sin tener que rendir cuentas a nadie, abandonar la partida, salir de la encrucijada y meterse por cualquiera de los caminos de la circunstancia, proclamándolo el necesario o el único. La Maga era uno de esos caminos, la literatura era otro .., la fiaca era otro, y la meditación al soberano cuete era otro.

Caminar con un propósito que ya no fuera el camino mismo... Así la visita al Cerro, después de todo, habría tenido un sentido, así la Maga dejaría de ser un objeto perdido para volverse la imagen de una posible reunión —pero no ya con ella sino más acá o más allá de ella; por ella, pero no ella—.
..
 En ese caso apiadarse hubiera sido tan idiota como la otra vez: lluvia, lluvia. ¿Seguiría tocando el piano Berthe Trépat? 
de Rayuela, J. Cortazar
https://www.youtube.com/watch?v=3nNHARvDX_U

14 luglio 2014

nirvana (ecco dov'era finito un post del 2008)

mi sembra come ... quel film di salvatores: NIRVANA..

e io sono "solo", il personaggio del videogame.

pase lo que pase, vada come vada mi ritrovo a dover rivivere le stesse storie, le stesse stupide storie di un gioco che non ho mai voluto giocare così.

perchè sì, in fondo voglio giocare... ma voglio essere io a muovere il joystic, e sempre io a essere il protagonista del gioco.

ma poi chissà come... entra un qualche virus e rimette in gioco tutto

e ti sembra di aver già vissuto questa scena, anni fa. e ti sei già detta: "no, non mi capiterà mai più niente di simile"...

e invece anche dall'altra parte del mondo ti ritrovi con un videogioco nuovo, ma che finisce sempre allo stesso modo.

prendiamola così

e speriamo che adesso sia davvero l'ultima.

si deve imparare dagli errori, devo imparare dai miei errori.

perchè non può più ripetersi. non me lo perdonerei più.

13 agosto 2009

DIVIETO DI SOSTA


A quasi un anno dal mio "ritorno" (dài, chiamiamo le cose col loro nome!), dunque, a quasi un anno da quando sono ripartita dalla Colombia per l'Italia, nella mia vita-calma piatta.
O almeno così sembrerebbe.
Non l'ho mai cercata, a dir la verità. Non ho mai agognato la stasi. Ho sempre preferito il moto, forse affetta da quella che Moravia chiama "dromomania". Chissà.
Non ho mai, in ogni caso preferito LE moto, ben inteso.
pausa. sono in pausa. non da una relazione e nemmeno in pausa DI.... qualcosa (pausa di lavoro, pranzo, ecc.).
mi sento solo in pausa. Stand by. il boyfriend dice che io funziono a piani quinquennali. e forse sarò proprio arrivata al quinto anno. Anno di Evaluation (non mi viene in italiano e mi stanco a pensare alla traduzione). anno di evaluation del periodo appena passato e anno di "progettazione" dei prossimi cinque anni della mia vita.
sono nello stand by più movimentato che si conosca.
la mia mente va, libera, ha già percorso le Ande 3 volte, una volta il Pacifico, 4 l'atlantico e non ha ancora il coraggio di oltrepassare i Carpazi o l'Oder.
nada.
niente da fare.
pianifico, o forse dovrei dire "castelleggio" per l'arte che ho appena finito di perfezionare: costruire castelli in aria.
ma quali castelli...!!! io costruisco ville, palazzi, castelli e fortezze, città intere. Mi costruisco il mio "luogo" nel quale lasciare la vecchia ella, quella dei 5 anni prima, fare il suo corso, essere felice (e non pursuing happiness)
questa volta quella vecchia ella ha un cruccio: non vuole permettersi uno splendido lusso fino ad ora concessosi. Lasciare indietro tutto. TUTTO
questa volta c'è qualcuno, una o due persone che vuole portarsi dietro (o per dirla meglio.... che non vuole/riesce a staccarsi di dosso.
eccole lì. ai piedi del ponte che inizio a costruire. stavolta per più di 5 anni. stavolta per un "sempre" relativamente lungo.
e loro stanno lì. fanno la loro vita, e ogni tanto si girano e vedono se ho bisogno di una mano nella costruzione del ponte.
testarda come sono voglio fare tutto da sola. ma loro stanno ancora lì, con un ponte più piccolo o una barca di riserva. ma stanno lì.
e io, quando deciderò di lasciare quella riva, questa volta, lo farò con loro.
No standing, anytime mia cara Ella. è il cartello che anni fa ti aveva colpito dalle parti di Wall street a Manhattan, New York.
No standing. Anytime. Non è un divieto, non è un imposizione. E' uno splendido suggerimento.

20 aprile 2008

un giorno come un altro

si chiama Ramon e oggi abbiamo ballato insieme.

a dir la verità ho ballato anche con Francisco, Manuel, Hernando, e.. ho dato un bacino a Miguel perchè mi ha regalato dei versi belli e genuini.

ma è del ballo con Ramon che vi racconterò.

parte la musica e io mi avvicino, magari sarà timido e non si fa avanti...gli dico... "io so che lei balla molto bene"... e lui "ma veramente...." "niente ma, non faccia il timido balliamo" gli dico io un pò provocatoria.

lui, con fare tutto latino e con una dolcezza infinita, con una galanteria d'altri tempi... mi prende per la mano, e lentamente passo dopo passo perde quell'iniziale incertezza e si lancia in un valzer romantico e appassionato, a cui ne segue un altro, un altro ancora... una milonga e un bolero.
con gran stupore dei presenti e con la contentezza di entrambi che trasudava ormai vistosamente da ogni poro, mi dice "gracias, dios la bendiga" e ancora "me acuerda adonde estaba sientado, por favor?".
e io come tornando sulla terra lo riaccompagno alla sua sedia in questa grande sala della casa di riposo "la esperanza".
Ramon, ha 83 anni, è non vedente, ed è stato il miglior compagno di ballo di questa giornata con gli anziani de "la esperanza".
esco dalla casa di riposo insieme agli altri compagni di lavoro con cui abbiamo preparato e offerto il pranzo a questi "grandi", non solo d'età, e mi rendo conto che ne "la esperanza"... è solo di speranza che abbondano... a tutto il resto ci pensano i volontari e alcune splendide giovani suore.

25 gennaio 2008

Benvenuti!

Un grosso bienvenidos a tutti voi, a te lettore amico che speri di intercettare un mio segnale di vita proveniente da una qualche parte di universo conosciuto... e a te lettore amichevole che non cercherò di conquistare nè obbligherò a postare commenti sulle news di una simpatica sconosciuta.
Questo post di apertura vuole solo essere una dichiarazione d'intenti, non verso voi.. ma verso me stessa... per non dimenticare la mia madre lingua e per utilizzarla, finalmente in modo proficuo, per comunicare con parenti, amici e "terzi", il mio vivere più o meno quotidiano a miglia di distanza o solo dalla finestra di fronte.

Pertanto ritengo doveroso APPELLARMI al vostro buonsenso: AIUTATEMI ad evitare INGLESISMI, SPAGNOLISMI, FRANCESISMI, RUSSISMI.... insomma aiutatemi a non generare terremoti linguistici che mi fanno tanto ridere di me...

Si accettano dunque benvolentieri COMMENTI, di qualunque genere TRANNE richieste di souvenir dal posto in cui sono o sarò, vista la consuetudine di dimenticarli in treno o in autobus 15 Km prima di giungere l'amato destinatario, con arrabbiature estreme per aver sacrificato il mio bagaglio intercontinentale di soli 20 Kg per quell'oggetto tanto caro che starà già spadroneggiando nel salotto del Gastone di turno.. :#

NON SI ACCETTANO PAROLACCE in nessuna lingua. Utilizzate, eventualmente, gli asterischi.

e poi...
e poi basta... enjoy!
Ella