nessun titolo potrebbe calzare più a pennello di questo, per rappresentare quello che si trova ancora nei miei pensieri e che sto provando a sviscerare nero su bianco.
stato di diritto, stato sociale, stato social-democratico... le reminescenze accademiche mi portano a cercare tanti tipi ideali di stati sovrani.
ma quello che spadroneggia in Colombia è senz'ombra di dubbio lo "stato di necessità".
Situazione politico-economico-sociale la quale attribuisce ad un lavoratore regolare, un salario minimo -sulla carta- di 170 Euro al mese, la garanzia che se stai male c'è un ospedale pubblico aperto, la sicurezza che se non hai un "seguro" (leggasi 'copertura assicurativa sanitaria') non ci proverai neanche ad entrare in quell'ospedale, tanto al massimo, ti daranno un'aspirina e ti rimanderanno da dove sei venuto.
dicasi stato di necessità quella condizione che prevede la possibilità di andare a dormire senza un tetto sulla testa, senza vestiti di ricambio, senza quella certezza che vada come vada domani il sole tornerà a splendere anche per te.
analizzando la costruzione, notiamo la parola "stato".
In questa posizione non indica il passato del verbo essere, poichè è presente come non mai.
Non indica la presenza dell'istituzione politica per eccellenza a vegliare sul benessere del cittadino.
Non indica neanche un momento "statico", un attimo stabile, duraturo, poichè è della transumanza delle sue genti che si nutre.
paradossalmente la parola "stato" potrebbe anche scomparire, se non fosse per la preposizione e la parola che segue "di necessità".
solo in questa costruzione la parola "stato" ha un senso qui in Colombia.
O almeno per noi occidentali...! Per noi abituati a cercare e trovare forze dell'ordine attente e responsabili, se denunciamo la presenza di un bambino che dorme sdraiato sul marciapiede.
Stato che non è stato, che è poco Stato e per nulla statico.
della necessità, quella sì che ce n'è bisogno di parlare.
ma adesso è notte in Europa come in Colombia e sarà necessario rimandare al prossimo capitolo la spiegazione di necessità
27 maggio 2008
19 maggio 2008
capitolo 1 - il sud
basta.
ho deciso:
devo parlarvi di questi colombiani...
non ne posso proprio più... è impossibile evitare di raccontare.
dunque se non vi interessa conoscere questo popolo latino, bene, tornate un'altra volta, ma io devo parlarne.
soprattutto dopo aver conosciuto persone così diverse tra loro, tutti colombiani, tutti sui generis.
l'ultimo dei tanti si chiama ricardo, lavora al canale televisivo presso il quale sto mandando in onda il programma "crece el Quindio". del programma ve ne parlerò un'altra volta.
ricardo avrà 23-24 anni, ha una "novia", una mamma, la passione per il rock, per le arti figurative e tanta voglia di raccontarmi il suo paese.
il "suo" paese, la SUA Colombia. perchè ogni colombiano ha una colombia tutta sua.
e si omogenea rispetto alle altre colombie se compariamo la visione di colombiano del sud con quella di uno del nord. ma non solo del sud o del nord della colombia.
in colombia ogni città ha un sud e un nord. sì, ovunque una città ha un sud e un nord.... ovvio, direte voi..
ma in colombia vivere al sud o al nord di Bogotà, come pure di Cali, di Medellin.. di Armenia.. ha un significato che va ben oltre la geografia.
ieri un tassista mi diceva "il sud è sempre sud"... com'è vero che il nord è sempre nord..
qui ad Armenia il sud ha un suo karma, e si descrive più o meno così:
case con tetti in lamine di amianto o se va bene di alluminio.
delinquenza legalizzata e legittimata dalla povertà.
affitti più bassi.
costi dei servizi pubblici più bassi, rispetto alla zona nord. (dunque detrazioni non per reddito ma per zona in cui si vive!!)
strade più malandate.
assenza o rara presenza delle forze armate.
omertà assoluta.
assenza di centri commerciali e grandi supermercati (quelli sono al centro e al nord).
musica ad alto volume, di stile nino d'angelo.
violenza continua e costante.
numero di armi da fuoco o armi varie pari ad una ogni due persone.
età media delle partorienti al primo figlio: 16 anni.
età media delle nonne al primo nipotino: 38 anni.
media stimata dei figli che non sanno nulla del padre: 1 su 2.
popolazione in possesso di un'assicurazione sanitaria (in Colombia il sistema sanitario è solo privato): 1 su 180.000 abitanti del sud
stima reddito medio per capita (popolazione adulta): 45 Euro al mese -ottimisticamente.
tetti scardinati con l'ultimo acquazzone 1/10
questo è il sud. o almeno quello che vedo io, che mi raccontano, che percepisco.
io... sono straniera e vivo al nord.
ho deciso:
devo parlarvi di questi colombiani...
non ne posso proprio più... è impossibile evitare di raccontare.
dunque se non vi interessa conoscere questo popolo latino, bene, tornate un'altra volta, ma io devo parlarne.
soprattutto dopo aver conosciuto persone così diverse tra loro, tutti colombiani, tutti sui generis.
l'ultimo dei tanti si chiama ricardo, lavora al canale televisivo presso il quale sto mandando in onda il programma "crece el Quindio". del programma ve ne parlerò un'altra volta.
ricardo avrà 23-24 anni, ha una "novia", una mamma, la passione per il rock, per le arti figurative e tanta voglia di raccontarmi il suo paese.
il "suo" paese, la SUA Colombia. perchè ogni colombiano ha una colombia tutta sua.
e si omogenea rispetto alle altre colombie se compariamo la visione di colombiano del sud con quella di uno del nord. ma non solo del sud o del nord della colombia.
in colombia ogni città ha un sud e un nord. sì, ovunque una città ha un sud e un nord.... ovvio, direte voi..
ma in colombia vivere al sud o al nord di Bogotà, come pure di Cali, di Medellin.. di Armenia.. ha un significato che va ben oltre la geografia.
ieri un tassista mi diceva "il sud è sempre sud"... com'è vero che il nord è sempre nord..
qui ad Armenia il sud ha un suo karma, e si descrive più o meno così:
case con tetti in lamine di amianto o se va bene di alluminio.
delinquenza legalizzata e legittimata dalla povertà.
affitti più bassi.
costi dei servizi pubblici più bassi, rispetto alla zona nord. (dunque detrazioni non per reddito ma per zona in cui si vive!!)
strade più malandate.
assenza o rara presenza delle forze armate.
omertà assoluta.
assenza di centri commerciali e grandi supermercati (quelli sono al centro e al nord).
musica ad alto volume, di stile nino d'angelo.
violenza continua e costante.
numero di armi da fuoco o armi varie pari ad una ogni due persone.
età media delle partorienti al primo figlio: 16 anni.
età media delle nonne al primo nipotino: 38 anni.
media stimata dei figli che non sanno nulla del padre: 1 su 2.
popolazione in possesso di un'assicurazione sanitaria (in Colombia il sistema sanitario è solo privato): 1 su 180.000 abitanti del sud
stima reddito medio per capita (popolazione adulta): 45 Euro al mese -ottimisticamente.
tetti scardinati con l'ultimo acquazzone 1/10
questo è il sud. o almeno quello che vedo io, che mi raccontano, che percepisco.
io... sono straniera e vivo al nord.
12 maggio 2008
la storia siamo noi
l
l
è uno strano senso di appartenenza che a doppio filo mi lega a una melodia chiamata "memoria"....
è come se la tutta la terra che ho calpestato mi appartenesse, tutti le bocche che ho baciato, tutte le mani che ho stretto, tutte le lingue che ho parlato, tutte le canzoni che ho cantato, tutti i balli che ho ballato, tutte le parole che ho scritto.
ma non è così...
c'è un universo che non ho ancora condiviso e che non è mai stato fotografato, se non dai miei occhi.
storie infinite fatte di sguardi di sorrisi, di abbracci, di lacrime, di orizzonti, di tramonti, di mari e di tempeste.
storie di incontri e di scontri che non sono mai esistite perchè mai sono state raccontate..
storie di gente comune mai entrata nelle mie pagine ma che trafigge tutti i giorni il mio cuore.
con la loro dignità, la loro insolenza, la loro simpatia, la loro necessità... con il loro amore e il loro disprezzo.
gente comune che fa la storia ma che nei libri di storia non entrerà mai.
quegli occhi che trafiggono i miei, che già mi appartengono, che non avrò mai il diritto di raccontare.
l
è uno strano senso di appartenenza che a doppio filo mi lega a una melodia chiamata "memoria"....
è come se la tutta la terra che ho calpestato mi appartenesse, tutti le bocche che ho baciato, tutte le mani che ho stretto, tutte le lingue che ho parlato, tutte le canzoni che ho cantato, tutti i balli che ho ballato, tutte le parole che ho scritto.
ma non è così...
c'è un universo che non ho ancora condiviso e che non è mai stato fotografato, se non dai miei occhi.
storie infinite fatte di sguardi di sorrisi, di abbracci, di lacrime, di orizzonti, di tramonti, di mari e di tempeste.
storie di incontri e di scontri che non sono mai esistite perchè mai sono state raccontate..
storie di gente comune mai entrata nelle mie pagine ma che trafigge tutti i giorni il mio cuore.
con la loro dignità, la loro insolenza, la loro simpatia, la loro necessità... con il loro amore e il loro disprezzo.
gente comune che fa la storia ma che nei libri di storia non entrerà mai.
quegli occhi che trafiggono i miei, che già mi appartengono, che non avrò mai il diritto di raccontare.
08 maggio 2008
vasi comunicanti
proprio ieri alla radio nazionale, la speaker e un'ascoltatrice:
---------------
ASCOLTATRICE -si effettivamente non lo so....
SPEAKER- ma c'é qualcosa che ti rende triste?
A- piú che triste... non lo so.. é che non trovo un uomo "fatto per me"
S- e perché secondo te..? se in te non c'é niente che non va..
A- in me niente, lo so, ma mi fa innervosire il fatto che la zia di mia figlia pretende da me che .. io rimanga sempre in casa, che non possa mai uscire a farmi una birra...
S- ma tu comunque non puoi lasciarti influenzare da queste cose... perché ormai con suo fratello le cose sono qualcosa che é giá "passato"
A- lo so ma comunque tutto questo stress confluisce anche su mia figlia.. perché il fratello della zia [NdA: IL PADRE DI SUA FIGLIA!!].... ECC..
S- senti, non devi preoccuparti per questo, perché giá tutte le energie negative della zia di tua figlia stanno confluiendo su di te creando una sfera di negativita, capisci tutte queste energie negative.. che fanno sí che qualunque uomo si avvicini a te non ti veda per quello che sei, e se continua cosí andrai avanti di avventura in avventura...
-------------------
questo dialogo, riportato fedelmente, spiega alcuni brevi ma essenziali tratti della vita relazionale tra uomini e donne in Colombia..
in breve ecco una conversazione tipo con 9 donne su 10 qua in colombia:
....il papa di mia figlia non é il mio "ex marito", perché non mi sono mai sposata con quel ragazzo. mio marito é invece un uomo onesto e lavoratore, ah, no, non é che io sia sposata con lui, "marito", si dice cosí, qua in Colombia si dice cosí
per chiamare, sí, lui, MI ESPOSO, (in italiano leggasi "fidanzato", anche se esposo significa.. SPOSO). Adesso il mio fidanzato é negli USA, sí, lavora lí, no, legale?, mi dice che sta facendo i documenti e poi parto anch'io con la bimba.
Ah, si, l'autorizzazione per la bimba, sí, servirebbe anche quella del papá per farla uscire dal paese, visto che ha solo 6 anni, ma in questo caso non ce n'é bisogno, la bimba é stata registrata solo con il mio cognome. Lui é servito solo a mettermi nei guai, non servirá a nient'altro.
Alimenti?! Intendi se passa qualcosa? Soldi? ma figurati!!!!! lui giá ha sua moglie a cui badare (leggasi "fidanzata"), che giá ha una figlia di 2 anni... ormai saranno in UNION LIBRE
UNION LIBRE leggasi "coppia di fatto" cioé qualcosa di cui i colombiani possono godere da circa 18 anni. se stai con qualcuno - dell'altro sesso- da piú di 2 anni, siete giá una coppia di fatto. significa godere di tutti i diritti di cui gode una coppia sposata italiana.
ma ancora non mi spiego..
-perché l'aborto é ILLEGALISSIMO in Colombia?
-perché invece vendono le pillole del giorno dopo come mentine?
-perché infine le donne non hanno coscienza della loro sessualitá e sono considerate spesso e volentieri solo come contenitori a rendere di una vita futura??
mi sembra, da quasto punto di vista, di stare in una Sicilia di almeno 50 anni fa, con l'aggravante che qua c'é internet giá da 10 anni.
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ASCOLTATRICE -si effettivamente non lo so....
SPEAKER- ma c'é qualcosa che ti rende triste?
A- piú che triste... non lo so.. é che non trovo un uomo "fatto per me"
S- e perché secondo te..? se in te non c'é niente che non va..
A- in me niente, lo so, ma mi fa innervosire il fatto che la zia di mia figlia pretende da me che .. io rimanga sempre in casa, che non possa mai uscire a farmi una birra...
S- ma tu comunque non puoi lasciarti influenzare da queste cose... perché ormai con suo fratello le cose sono qualcosa che é giá "passato"
A- lo so ma comunque tutto questo stress confluisce anche su mia figlia.. perché il fratello della zia [NdA: IL PADRE DI SUA FIGLIA!!].... ECC..
S- senti, non devi preoccuparti per questo, perché giá tutte le energie negative della zia di tua figlia stanno confluiendo su di te creando una sfera di negativita, capisci tutte queste energie negative.. che fanno sí che qualunque uomo si avvicini a te non ti veda per quello che sei, e se continua cosí andrai avanti di avventura in avventura...
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questo dialogo, riportato fedelmente, spiega alcuni brevi ma essenziali tratti della vita relazionale tra uomini e donne in Colombia..
in breve ecco una conversazione tipo con 9 donne su 10 qua in colombia:
....il papa di mia figlia non é il mio "ex marito", perché non mi sono mai sposata con quel ragazzo. mio marito é invece un uomo onesto e lavoratore, ah, no, non é che io sia sposata con lui, "marito", si dice cosí, qua in Colombia si dice cosí
per chiamare, sí, lui, MI ESPOSO, (in italiano leggasi "fidanzato", anche se esposo significa.. SPOSO). Adesso il mio fidanzato é negli USA, sí, lavora lí, no, legale?, mi dice che sta facendo i documenti e poi parto anch'io con la bimba.
Ah, si, l'autorizzazione per la bimba, sí, servirebbe anche quella del papá per farla uscire dal paese, visto che ha solo 6 anni, ma in questo caso non ce n'é bisogno, la bimba é stata registrata solo con il mio cognome. Lui é servito solo a mettermi nei guai, non servirá a nient'altro.
Alimenti?! Intendi se passa qualcosa? Soldi? ma figurati!!!!! lui giá ha sua moglie a cui badare (leggasi "fidanzata"), che giá ha una figlia di 2 anni... ormai saranno in UNION LIBRE
UNION LIBRE leggasi "coppia di fatto" cioé qualcosa di cui i colombiani possono godere da circa 18 anni. se stai con qualcuno - dell'altro sesso- da piú di 2 anni, siete giá una coppia di fatto. significa godere di tutti i diritti di cui gode una coppia sposata italiana.
ma ancora non mi spiego..
-perché l'aborto é ILLEGALISSIMO in Colombia?
-perché invece vendono le pillole del giorno dopo come mentine?
-perché infine le donne non hanno coscienza della loro sessualitá e sono considerate spesso e volentieri solo come contenitori a rendere di una vita futura??
mi sembra, da quasto punto di vista, di stare in una Sicilia di almeno 50 anni fa, con l'aggravante che qua c'é internet giá da 10 anni.
28 aprile 2008
25 aprile 2008
de paseo/ na passiata
bimbi, si parte!
ci si affretta verso il bus in partenza, stile questo...
o forse poco più grandi, visto che i bambini colombiani per una ragione che ancora non mi voglio dare, sembrano sempre più piccoli dell'età che hanno realmente...
comunque.. si parte! destinazione: parco PANACA, un parco ad indirizzo agro-zoologico, con shows vari e divertimenti.. stile un Eurodisney con tematica bucolica.
io porto da mangiare riso con pollo, come dire... pasta con la salsa e cotolette per gli italioti. dimentico la videocamera e la macchina fotografica a casa, pertanto, si provi solo ad immaginare il poco che ho visto.
buoi che danzano, cani acrobati, capre equilibriste, maialini, colombe, cavalli... il tutto di differenti specie e paesi del mondo....questo è quello che hanno visto gli altri.
Jennifer, 7 anni era una dei 4 bambini affidati a me per non perderli d'occhio e farli divertire per le 6 ore di camminata nel parco. Lei, appena arrivati aveva già le idee ben chiare: meglio non farci tutte 'ste 6 ore... nooo.. restiamo qui.
Solo che non me lo ha comunicato a parole... la pobre verso le 11 ha solo iniziato a vomitare il pranzo appena effettuato e ha deciso per me che già era ora di finire il nostro breve giro per il parco.
La accompagno in infermeria, lei si sdraia, la calmiamo un pò, si ripiglia... e la convinco a continuare...
passano meno di 20 minuti, arriviamo al primo spettacolo di animali e lei.... mmmmm.... mmmm..
e io... "non ti senti bene..?" lei non parla ma le parlano gli occhi...
mah, dico io... sarà che vuole un pò più di attenzioni..
raccolgo un'arancia, la spezzo in due con una pietra e gliene dò una metà, affinche l'odore aspro la faccia pensare ad altro...
passano altri 20 minuti.. la bimba sembra spossata e io, cercando di non perdere di vista gli altri 3... me la coccolo un pò, me la siedo sulle spalle e lei, mi dicono, sorride contenta.
ancora più contenta io, pensando di aver trovato la soluzione ai suoi mali!
macchè... inizia lo spettacolo con buoi, tori, mucche, lama e tutti i generi di bovini o simil- a 4 zampe che è possibile trovare in america latina.... e la bimba, già seduta sulle mie ginocchia... zitta zitta si alza, prende il bicchiere e mi da la mezza arancia. mentre io mi giro per buttarla, la bimba, senza scomporsi troppo.. riinizia a vomitare. passano buoi e carri e lei vomita e io le tengo la fronte...
niente da fare, oggi è andata così.
affido i bambini alle altre "proff" e riporto la pobre in infermeria dove le danno qualcosa per il mal di testa che era la cosa che la disturbava di più...
le passa il mal di testa con tante tante tante carezzine e tante paroline e tante storie e quando la fantasia ha passato in rassegna tutti gli angoli di memoria con storie per bambini o adattabili le dico...: sai, se chiudi gli occhi... la testa ti fa meno male
chiude gli occhi e rimango con lei fino a quando non si addormenta.
però che pazienza devono avere le mamme...
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20 aprile 2008
un giorno come un altro
si chiama Ramon e oggi abbiamo ballato insieme.
a dir la verità ho ballato anche con Francisco, Manuel, Hernando, e.. ho dato un bacino a Miguel perchè mi ha regalato dei versi belli e genuini.
ma è del ballo con Ramon che vi racconterò.
parte la musica e io mi avvicino, magari sarà timido e non si fa avanti...gli dico... "io so che lei balla molto bene"... e lui "ma veramente...." "niente ma, non faccia il timido balliamo" gli dico io un pò provocatoria.
lui, con fare tutto latino e con una dolcezza infinita, con una galanteria d'altri tempi... mi prende per la mano, e lentamente passo dopo passo perde quell'iniziale incertezza e si lancia in un valzer romantico e appassionato, a cui ne segue un altro, un altro ancora... una milonga e un bolero.
con gran stupore dei presenti e con la contentezza di entrambi che trasudava ormai vistosamente da ogni poro, mi dice "gracias, dios la bendiga" e ancora "me acuerda adonde estaba sientado, por favor?".
e io come tornando sulla terra lo riaccompagno alla sua sedia in questa grande sala della casa di riposo "la esperanza".
Ramon, ha 83 anni, è non vedente, ed è stato il miglior compagno di ballo di questa giornata con gli anziani de "la esperanza".
esco dalla casa di riposo insieme agli altri compagni di lavoro con cui abbiamo preparato e offerto il pranzo a questi "grandi", non solo d'età, e mi rendo conto che ne "la esperanza"... è solo di speranza che abbondano... a tutto il resto ci pensano i volontari e alcune splendide giovani suore.
a dir la verità ho ballato anche con Francisco, Manuel, Hernando, e.. ho dato un bacino a Miguel perchè mi ha regalato dei versi belli e genuini.
ma è del ballo con Ramon che vi racconterò.
parte la musica e io mi avvicino, magari sarà timido e non si fa avanti...gli dico... "io so che lei balla molto bene"... e lui "ma veramente...." "niente ma, non faccia il timido balliamo" gli dico io un pò provocatoria.
lui, con fare tutto latino e con una dolcezza infinita, con una galanteria d'altri tempi... mi prende per la mano, e lentamente passo dopo passo perde quell'iniziale incertezza e si lancia in un valzer romantico e appassionato, a cui ne segue un altro, un altro ancora... una milonga e un bolero.
con gran stupore dei presenti e con la contentezza di entrambi che trasudava ormai vistosamente da ogni poro, mi dice "gracias, dios la bendiga" e ancora "me acuerda adonde estaba sientado, por favor?".
e io come tornando sulla terra lo riaccompagno alla sua sedia in questa grande sala della casa di riposo "la esperanza".
Ramon, ha 83 anni, è non vedente, ed è stato il miglior compagno di ballo di questa giornata con gli anziani de "la esperanza".
esco dalla casa di riposo insieme agli altri compagni di lavoro con cui abbiamo preparato e offerto il pranzo a questi "grandi", non solo d'età, e mi rendo conto che ne "la esperanza"... è solo di speranza che abbondano... a tutto il resto ci pensano i volontari e alcune splendide giovani suore.
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