28 aprile 2008

25 aprile 2008

de paseo/ na passiata

bimbi, si parte!

ci si affretta verso il bus in partenza, stile questo...
solo più vecchiotto e pieno zeppo pieno zeppo di bambini, dai 4 ai 10 anni.

o forse poco più grandi, visto che i bambini colombiani per una ragione che ancora non mi voglio dare, sembrano sempre più piccoli dell'età che hanno realmente...


comunque.. si parte! destinazione: parco PANACA, un parco ad indirizzo agro-zoologico, con shows vari e divertimenti.. stile un Eurodisney con tematica bucolica.


io porto da mangiare riso con pollo, come dire... pasta con la salsa e cotolette per gli italioti. dimentico la videocamera e la macchina fotografica a casa, pertanto, si provi solo ad immaginare il poco che ho visto.


buoi che danzano, cani acrobati, capre equilibriste, maialini, colombe, cavalli... il tutto di differenti specie e paesi del mondo....questo è quello che hanno visto gli altri.


Jennifer, 7 anni era una dei 4 bambini affidati a me per non perderli d'occhio e farli divertire per le 6 ore di camminata nel parco. Lei, appena arrivati aveva già le idee ben chiare: meglio non farci tutte 'ste 6 ore... nooo.. restiamo qui.

Solo che non me lo ha comunicato a parole... la pobre verso le 11 ha solo iniziato a vomitare il pranzo appena effettuato e ha deciso per me che già era ora di finire il nostro breve giro per il parco.

La accompagno in infermeria, lei si sdraia, la calmiamo un pò, si ripiglia... e la convinco a continuare...

passano meno di 20 minuti, arriviamo al primo spettacolo di animali e lei.... mmmmm.... mmmm..

e io... "non ti senti bene..?" lei non parla ma le parlano gli occhi...

mah, dico io... sarà che vuole un pò più di attenzioni..

raccolgo un'arancia, la spezzo in due con una pietra e gliene dò una metà, affinche l'odore aspro la faccia pensare ad altro...

passano altri 20 minuti.. la bimba sembra spossata e io, cercando di non perdere di vista gli altri 3... me la coccolo un pò, me la siedo sulle spalle e lei, mi dicono, sorride contenta.


ancora più contenta io, pensando di aver trovato la soluzione ai suoi mali!


macchè... inizia lo spettacolo con buoi, tori, mucche, lama e tutti i generi di bovini o simil- a 4 zampe che è possibile trovare in america latina.... e la bimba, già seduta sulle mie ginocchia... zitta zitta si alza, prende il bicchiere e mi da la mezza arancia. mentre io mi giro per buttarla, la bimba, senza scomporsi troppo.. riinizia a vomitare. passano buoi e carri e lei vomita e io le tengo la fronte...

niente da fare, oggi è andata così.

affido i bambini alle altre "proff" e riporto la pobre in infermeria dove le danno qualcosa per il mal di testa che era la cosa che la disturbava di più...

le passa il mal di testa con tante tante tante carezzine e tante paroline e tante storie e quando la fantasia ha passato in rassegna tutti gli angoli di memoria con storie per bambini o adattabili le dico...: sai, se chiudi gli occhi... la testa ti fa meno male


chiude gli occhi e rimango con lei fino a quando non si addormenta.


però che pazienza devono avere le mamme...

20 aprile 2008

un giorno come un altro

si chiama Ramon e oggi abbiamo ballato insieme.

a dir la verità ho ballato anche con Francisco, Manuel, Hernando, e.. ho dato un bacino a Miguel perchè mi ha regalato dei versi belli e genuini.

ma è del ballo con Ramon che vi racconterò.

parte la musica e io mi avvicino, magari sarà timido e non si fa avanti...gli dico... "io so che lei balla molto bene"... e lui "ma veramente...." "niente ma, non faccia il timido balliamo" gli dico io un pò provocatoria.

lui, con fare tutto latino e con una dolcezza infinita, con una galanteria d'altri tempi... mi prende per la mano, e lentamente passo dopo passo perde quell'iniziale incertezza e si lancia in un valzer romantico e appassionato, a cui ne segue un altro, un altro ancora... una milonga e un bolero.
con gran stupore dei presenti e con la contentezza di entrambi che trasudava ormai vistosamente da ogni poro, mi dice "gracias, dios la bendiga" e ancora "me acuerda adonde estaba sientado, por favor?".
e io come tornando sulla terra lo riaccompagno alla sua sedia in questa grande sala della casa di riposo "la esperanza".
Ramon, ha 83 anni, è non vedente, ed è stato il miglior compagno di ballo di questa giornata con gli anziani de "la esperanza".
esco dalla casa di riposo insieme agli altri compagni di lavoro con cui abbiamo preparato e offerto il pranzo a questi "grandi", non solo d'età, e mi rendo conto che ne "la esperanza"... è solo di speranza che abbondano... a tutto il resto ci pensano i volontari e alcune splendide giovani suore.

23 marzo 2008

sogni (o sei desto)




ma i sogni rimangono tali anche dopo che si avverano..??io credo di sì.

perchè il bello del sogno in fondo.. non è che prima o poi si possa avverare, ma la forza che noi mettiamo tutti i giorni affinche si avveri. è l'insieme di aspettative che si hanno su quel determinato sogno che ci spinge a far sì che diventi o meno realtà.
se volessimo solo che si avveri, allora lo chiameremmo desiderio e una volta avverato perderebbe la magia intrinseca del sogno. magia che permane nell'aria, fuori e dentro di noi, a tutte le persone a cui lo abbiamo raccontato, nei nostri diari, nelle nostre poesie... nelle monetine gettate a fontana di trevi. Senza molti sforzi lo vediamo ancora aggrappato alla coda di tutte le stelle cadenti, ché ancora non si convince a cedere il posto a quell'altro sogno da realizzare.
il sogno è la parte di noi che vogliamo migliorare a cui, vada come vada, senza accorgercene, affibbiamo una meta da raggiungere, uno scopo tangibile del cambiamento interno che vorremmo si avverasse.

e poi succede che si avvera davvero.

poi succede che uno ci si ritrova davvero a lavorare per una ONG, all'estero.può addirittura succedere che il sogno si avveri e ti riporta nell'amata e favoleggiata Colombia.

magari succede addirittura che arriva il giorno in cui con la persona del cuore non potrebbe andare meglio di così.

e allora che si fa... si passa la domenica di Pasqua a non fare altro che ringraziare il cielo per tutti i sogni fino ad ora avverati, per i cambiamenti interni che questi hanno portato e per tutti i sogni che avremo la forza e il coraggio di voler realizzare.

e magari poter continuare a lavorare all'estero, y... volver a los mismos sitios donde se amo la vida, y ... magari con la persona del cuore, la stessa di oggi ieri e domani.


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tante cose sono successe ultimamente, in particolare il fantastico ri-incontro con il mio baltic man, della serie "i peggiori si riincontrano sempre"... :))


mi viene in mente un detto lituano che adoro...

"eyes are two, roads are plenty"


e lui torna a percorrere le strade di questa colombia, sentieri che ho già camminato o che camminerò... ma se i sentieri sono molti.. resto dell'idea che le strade sono "infinite" e quasi mai portano a Roma.



è appena andata via la luce e.... no adesso l'hanno ristabilita.

riecheggiano storie dei tempi remoti... storie di quando..

no, questa la racconto un'altra volta.


forse

15 marzo 2008

ascoltando gianna nannini


Ecco il Quindio, signori.
Fatto di fattorie e fattori. tanti di quei fattori da imputare alla povertà e al sottosviluppo.
Così parlerebbe uno qualunque di "noi". "noi" che leggiamo questo post dall'europa.
a noi, che per una febbre improvvisa e globuli bianchi alti non prescrivono esami per scongiurare malaria o "dengue".
da noi, dove la gente che vive per strada al massimo ha qualche pidocchio, non la scabbia.
noi europei che siamo cresciuti con la consapevolezza dell'importanza del preservativo, noi che di quegli europei ci sentiamo tanto belli e bravi perchè facciamo le vacanze a sharm el sheik..
noi che quando ti ritrovi la figlia 17enne con delle strane macchie la porti dal dermatologo... e non hai paura che le si possa diagnosticare la "sifilide".
noi che ce ne andiamo in giro per il mondo, con un passaporto che apre le porte e non le chiude.
noi che abbiamo le nostre case in campagna, i nostri pezzi di orto.. che non diventeranno mai campi di coca in possesso di nessuno. noi che neanche sappiamo come sono fatte le piante di coca, ma che appena sentiamo la parola "Colombia" l'associazione d'idee è ovvia e giusta.
noi che "ma chi mi ci porta da quelle parti".
noi che la salsa la utilizziamo per condire la pasta invece di ballarla.

noi che così facilmente ci indigniamo rispetto alle mancanze di questa nostra grande Europa e che ci siamo già dimenticati come eravamo solo 35 anni fa.

noi che tra qualche settimana andremo alle urne a fare gli stessi sbagli dei nostri padri, perchè è così che va l'Italia.

e io che alle 00,18 del 16 marzo ora italiana guardo il tramonto dalla mia finestra sulla Colombia equatoriale vorrei solo aver le parole per raccontare l'inenarrabile.

ieri mi sono riscoperta commerciante, artista, grafico, amica, ballerina, contenta, contabile, innamorata, figlia, sorella, nipote.
ieri mi sono riscoperta



"baston de rey" fiore della famiglia del platano

colombia tierra querida



carlos vives fruta fresca...

26 febbraio 2008

una "dacia" in Colombia

inaspettato arriva il colpo di scena: eccola, una dacia in Colombia!!!

dev'essere dell'inizio degli anni 80', in perfetto stato di salute e non ci troveremmo niente di "extraño", se non fosse che non si spiega come una macchina di fabbricazione europea, anzi, sovietica, possa trovarsi a camminare per le strade di Colombia impune....

é sull'impunitá che adesso mi pongo piú domande, non sul come fisicamente sia giunta qui, nel sul "perché".

queste sono domande che non interessano il lettore... é piú interessante scoprire come diavolo fa questa macchina costruita per i freddi e per le tundre, per i sentieri della Transilvania, a camminare IMPUNE a fianco degli "willies" ...

dando per scontato che non importa la provenienza in sé, né degli uni né delle altre.. non importa il conducente...

é una questione di motore, di quello che c'é sotto, di quello che fa muovere le ruote sia nella tundra che nell'amazzonia. é questo quello che cambia.

é il motore dei due "tipi", uno colombiano/americano, l'altro balcanico/europeo. vanno di pari passo, la benzina é la stessa, lo stesso sole ne corrode la carrozzeria, la stessa pioggia (solo piú frequente) batte sui vetri, e non c'é neve a mettere alla prova il conducente e il suo motore.

qui al massimo c'é terra, terra umida e fertile che produce frutta senza pause stagionali..
banane, caffe, caffe e banane e banane e caffe.
e poi c'é la coca, ma quella non la vede mai nessuno e non cresce spontanea... e soprattutto é piú nociva per tutti, dal produttore al consumatore.

la dacia e la willy vanno per le stesse strade e i loro conducenti si abituano sia alla vodka che all' aguardiente - distillato colombiano a base di canna da zucchero- e il 'té' non lo chiamano "Chai", né il 'tinto' lo chiamano "Caffe".

non é una questione linguistica. non é una questione climatica. non é una questione culinaria.

é una questione di motore